La Commedia di Alfonso d’Aragona

Blasone di Alfonso d'Aragona Re di Napoli, nel f1 della Divina Commedia - MS Thompson 36, British Library

Blasone di Alfonso d’Aragona Re di Napoli, nel f1 della Divina Commedia – MS Thompson 36, British Library (clicca per ingrandire)

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L’incipit del I Canto (clicca per ingrandire)

Alfonso il Magnanimo fece realizzare questa edizione miniata della Divina Commedia (MS Yates Thompson 36 della British Library) da artisti toscani tra il 1444 e il 1450. Il prezioso manoscritto di 190 pagine in pergamena è ovviamente scritto in volgare, in caratteri gotici, ed è impreziosito da 113 splendide miniature.
Le immagini furono realizzate dai senesi Priamo della Quercia, che si occupò dei  capilettera, delle grandi iniziali istoriate all’inizio di ciascuna cantica e delle miniature che ornano la parte bassa dei fogli dell’Inferno e del Purgatorio, e Giovanni di Paolo che fu coinvolto nella decorazioni per il Paradiso.

Nel primo foglio la lettera “N” del ben noto incipit racchiude le figure di Dante e Virgilio ed è circondata da quattro figure che rappresentano la Giustizia, il Potere, la Pace e la Temperanza. In fondo alla pagina lo spettacolare blasone di Alfonso il Magnanimo su fondo oro: la presenza dei simboli del regno aragonese di Napoli dimostrano che il manoscritto deve risalire a un periodo successivo al 1443.


 

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Dante ostacolato dal leone, dalla lonza e dalla lupa – Dante incontra Virgilio – f.2

Divina Commedia di Alfonso d'Aragona Re di Napoli - f62v

Dante e Virgilio alle prese con Lucifero – Infine escono a “riveder le stelle” – f.62v

Divina Commedia di Alfonso d'Aragona Re di Napoli - f116

Il Paradiso Terrestre – f.116

Divina Commedia di Alfonso d'Aragona Re di Napoli - f178

Dante e Beatrice di fronte al Cristo Redentore – f.178

 

Il manoscritto  fu portato a Valencia durante l’esilio dal Duca di Calabria Ferdinando (figlio dell’ultimo sovrano aragonese Federico III). Alla sua morte senza discendenti, nel 1550, fu ceduto in eredità – insieme agli altri manoscritti della Biblioteca Aragonese di Napoli scampati alle razzie di Carlo VIII – al convento di San Miguel di Valencia. Nel 1901 il manoscritto ricompare a Madrid, dove fu acquistato dall’inglese Henry Yates Thomson,  e nel 1941 fu infine donato dalla vedova di quest’ultimo al British Museum, che lo ha reso disponibile in rete.

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